Back To Top

Seguici su:

22/05/2023

L’alluvione in Emilia-Romagna

Il Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, Lorenzo Benedetto, che dal mese di marzo ricopre anche la carica di Vicepresidente della Struttura Tecnica Nazionale di supporto al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, sottolinea che l’evento alluvionale dell’Emilia-Romagna è sicuramente eccezionale come intensità, ma non è il più estremo che si potesse verificare, stando agli scenari di pericolosità della Regione Emilia-Romagna.

Gli scenari previsti nei Piani di Gestione Rischio Alluvioni, con la Pericolosità idraulica media P2 (100-200 anni), nelle zone colpite, appaiono, da una prima analisi, già più gravosi di quelli verificatisi in questi giorni.

Il territorio regionale nel suo complesso ha un livello di pericolosità idraulica che interessa il 47%, con conseguente esposizione di più di 3 milioni di cittadini al rischio alluvioni.

Le mappe aggiornate del rapporto ISPRA dell’Italia ed in particolare dell’Emilia-Romagna, con i relativi report di pericolosità e di rischio, che si riportano di seguito già lo confermavano.

Il sistema di mappatura rapida di Copernicus, che è uno strumento informativo e di monitoraggio europeo per la risposta alle emergenze e la gestione del rischio di catastrofi e l’identificazione e il monitoraggio dell’estensione di alluvioni e frane, a seguito di attivazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri DPC, ha fornito una prima stima approssimativa delle mappe delle zone alluvionate che al momento sembrerebbero confermare quanto ipotizzato.

I dati della provincia di Forlì-Cesena, al momento disponibili, cominciano a dare una visione d’insieme e dunque della notevole dimensione areale delle zone alluvionate.

La prima figura riepilogativa sotto riportata comprende tre aree, con i rispettivi stralci in dettaglio.

Le ulteriori figure riprodotte di seguito riporta un primo approssimativo riepilogo delle strutture ed infrastrutture interessate dall’alluvione.

Le mappe esistenti e i rilievi effettuati post evento dovrebbero finalmente rendere chiaro che occorre maggiore prevenzione basata su una corretta gestione del territorio che tiene conto delle effettive condizioni dei rischi di frane e alluvioni.

Questi scenari di rischio vasti e complessi, aggravati dal cambiamento climatico in atto, ci indicano che dobbiamo imparare a convivere con il rischio, il rischio zero non esiste, ponendo come priorità la salvaguardia della vita umana (rischio accettabile). Lo dobbiamo fare adottando una strategia integrata di riduzione e gestione del rischio idro-geologico attraverso la redazione di un Piano pluriennale di PREVENZIONE che preveda la realizzazione non solo di INTERVENTI STRUTTURALI (opere), ma anche una serie di AZIONI e INTERVENTI NON STRUTTURALI, quali ad esempio:

  1.     Aggiornamento e approfondimento continuo dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) e di Gestione delle Alluvioni (PGRA), in relazione alla continua evoluzione geomorfologica del territorio, peraltro amplificata dai cambiamenti climatici. Sono ormai quasi 20 anni che non vengono stanziati fondi per gli studi. Occorrerebbe inoltre mettere in campo la redazione dei Piani di Gestione delle frane prevedendo anche in questo caso le necessarie risorse economiche.

  2.     Adeguamento della Pianificazione Urbanistica Comunale. I Comuni dovrebbero impegnarsi di più nel recepire la Pianificazione di Bacino nei propri strumenti urbanistici, anche approfondendo le conoscenze. Una corretta pianificazione consentirebbe infatti di evitare nuovi insediamenti in aree pericolose e di attuare quindi uno sviluppo compatibile e sostenibile con l’assetto territoriale, attuando anche scelte di delocalizzazione e dunque di rigenerazione urbana e territoriale dei territori a rischio.

  3.     Monitoraggio e Presidio del territorio, rappresenta un tema fondamentale. Il territorio va tenuto costantemente sotto controllo attraverso strumentazioni adeguate, per coglierne le modifiche premonitrici di dissesti incipienti e per valutarne l’evoluzione. Le strumentazioni da sole però non bastano, occorre anche un presidio continuativo ed esperto del territorio operato da parte dei geologi e ingegneri, non soltanto in emergenza ma anche in «tempo di pace», per mobilitare le competenze tecniche e gli strumenti di sorveglianza, in modo da dare efficacia alle misure non strutturali di previsione, prevenzione, mitigazione e gestione del rischio  idro-geologico, contenute nella Direttiva P.C.M. 27/02/2004, nei Piani di Emergenza Comunali (Direttiva PCM 30/04/2021) e nei programmi delle misure del Piano di Gestione Rischio Alluvioni (Direttiva 2007/60/CE).

  4.     Informazione alla cittadinanza al fine di determinare popolazioni più resilienti. I cittadini devono essere messi a conoscenza degli scenari di rischio che si possono verificare durante le emergenze e delle azioni e comportamenti che devono porre in essere per evitare di mettere a rischio la propria incolumità e quella degli altri. Molte delle vittime che si verificano durante gli eventi calamitosi sono dovute a comportamenti sbagliati (es. sottopassi allagati, attraversamento di ponti con fiumi o torrenti in piena).

  5.     Manutenzione del territorio che deve riguardare non solo fiumi e torrenti ma anche i terreni presenti sui versanti il cui abbandono diventa spesso concausa dei fenomeni di dissesto. Es. crollo del viadotto sull’A6 Savona-Torino. Dunque, si potrebbero prevedere incentivi economici per i privati nella realizzazione di opere di manutenzione e di sistemazione che migliorerebbero le condizioni di stabilità e di assetto del territorio.

Occorre dunque un approccio integrato tra la realizzazione di interventi di PREVENZIONE strutturali ed il porre in essere azioni e interventi non strutturali, prevedendo adeguate risorse sia tecniche, che economiche.

C’è infine la necessità di semplificare una governance ancora troppo complessa e frammentata e rafforzare il coordinamento tra i soggetti istituzionali coinvolti per migliorare i processi amministrativi e per velocizzare le fasi della spesa.

Prev Post

Webinar “Il nuovo codice dei contratti pubblici”

Next Post

Presentazione Guida frane d’Italia

post-bars